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Lombalgia cronica, per mitigare il dolore bisognerà agire anche a livello cerebrale

Lombalgia cronica, per mitigare il dolore bisognerà agire anche a livello cerebrale

Chi pensa che il mal di schiena lombare cronico, che gli inglesi chiamano low back pain (CLBP) sia un problema di origine solo muscolo-scheletrico sbaglia di grosso. E’ ormai noto che oltre ai problemi nella colonna vertebrale il dolore sia generato anche da cambiamenti che avvengono a livello cerebrale. Una recente revisione sistematica della letteratura, pubblicata su Clinical and Experimental Rheumatology, ha evidenziato che oggi potrebbe essere possibile andare ad agire con terapie cognitivo comportamentali e farmacologiche su questi meccanismi all’interno del cervello ricreando una certa armonia.

Quando si parla di mal di schiena cronico è riduttivo pensare solo a menomazioni della colonna vertebrale, spesso, infatti, possono intervenire cambiamenti a livello cerebrale che includono riorganizzazione funzionale della connettività in diversi settori e regioni cerebrali e maggiore attivazione nelle regioni cerebrali della cosiddetta  “matrice del dolore”.

Quello che recenti studi hanno portato a pensare è che le differenze in alcune funzioni cerebrali trovate in soggetti con low back pain (CLBP)  non sono permanenti e possono essere invertite con interventi efficaci.
La nostra comprensione di questi cambiamenti cerebrali nel CLBP, hanno sottolineato gli autori, migliora la nostra comprensione non solo dei sintomi del dolore, ma anche di quelli prevalenti e delle comorbidità come disturbi del sonno.

Lo scarso sonno nelle persone con CLBP dipende da meccanismi di sensibilizzazione centrale sottostanti, che possono essere affrontati con la terapia cognitivo comportamentale con programmi di intervento precisi.
I cambiamenti cerebrali evidenziati in persone con CLBP sono in linea con la presenza di sensibilizzazione centrale in un sottogruppo di popolazione con CLBP. Identificazione pertinente

I pazienti vanno anche educati alla comprensione del loro dolore e ad esercizi fisici mirati alla desensibilizzazione sistematica o esposizione graduata che genera una nuova memoria nel cervello sostituendo o bypassando movimenti vecchi e maladattati legati al movimento.

Altri aspetti importanti da considerare e che possono condizionare il dolore sono lo stress, che è un attivatore della glia, e target farmacologici quali fattori neurotrofici  (ad esempio il fattore neurotrofico cerebrale-BDNF).

Su quest’ultimo esistono vari studi che hanno mostrato ci sia un possibile legame con alcune condizioni patologiche, come depressione, schizofrenia, disturbo ossessivo-compulsivo, Alzheimer, malattia di Huntington, sindrome di Rett, demenza etc.

Secondo gli autori della review è anche importante sottolineare che l’ intervento sulle persone con CLBP dovrebbero inoltre mirare a modificare lo stile di vita (ad esempio persone sedentarie).

Gli studi su nuovi approcci farmacologici sono in corso; servono nuove possibilità terapeutiche anche perché li antidolorifici oppioidi restano un modo efficace per combattere il dolore moderato o grave ma l’uso di questi farmaci può creare dipendenza.