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Cardiologia, prestazioni fisiche meglio dell’età nel prevedere la durata della vita

Cardiologia, prestazioni fisiche meglio dell’età nel prevedere la durata della vita

Si dice spesso:  non è l’età che hai, è l’età che provi.  Nuove ricerche dimostrano che l’età fisiologica è un miglior predittore di sopravvivenza rispetto all’età cronologica. Lo studio è stato pubblicato sulla European Journal of Preventive Cardiology, una rivista della European Society of Cardiology (ESC). “L’età è uno dei fattori di rischio di morte più affidabili: più si invecchia, maggiore è il rischio di morire”, ha detto l’autore dello studio Serge Harb, cardiologo presso la Cleveland Clinic negli Stati Uniti. “Ma abbiamo scoperto che la salute fisiologica è un predittore ancora migliore. Se si vuole vivere più a lungo occorre fare più esercizio fisico. Potrà migliorare la vostra salute e la durata della vita”. Sulla base delle prestazioni nei test da sforzo, i ricercatori hanno sviluppato una formula per calcolare quanto bene le persone fanno esercizio fisico – la loro “età fisiologica” – che chiamano A-BEST (Age Based on Exercise Stress Testing). L’equazione utilizza la capacità di esercizio, come il cuore risponde all’esercizio (competenza cronotropa) e come la frequenza cardiaca recupera dopo l’esercizio. “Conoscere la propria età fisiologica è una buona motivazione per aumentare le proprie prestazioni di esercizio, il che potrebbe tradursi in una migliore sopravvivenza”, ha detto Harb. “Dire a un 45enne che la sua età fisiologica è 55 anni dovrebbe essere un campanello d’allarme che sta perdendo anni di vita a causa della sua inatttività. D’altra parte, un 65enne con un A-BEST di 50 anni probabilmente vivrà più a lungo dei suoi coetanei”. Harb ha osservato che questo tipo di approccio ha dimostrato il merito in specifiche aree di malattia. Ad esempio, le linee guida delle ESC sostengono l’uso dell'”età di rischio cardiovascolare” – basata su fattori di rischio quali il fumo, il colesterolo e la pressione sanguigna – per comunicare con i pazienti. Fonte:Pharmastar.it